Antananarivo - In Madagascar, isola grande due volte l'Italia, vivono e lavorano circa 2.000 italiani: fra laici impegnati in varie attività, dal turismo all'industria mineraria,dall'artigianato alla ristorazione e circa 500 religiosi, preti e suore, impegnati in attività educative e caritative. Essendo, il Madagascar, una meta preferita dal turismo italiano, vede aumentare ogni anno il flusso di turisti, quindi la presenza media mensile di italiani può essere valutata mediamente a circa 2.500 persone.
Il Ministero degli Affari Esteri italiano ha deciso nel giugno 2000 di chiudere l'Ambasciata Italiana in Madagascar per ragioni di bilancio, dando incarico all'Ambasciata di Pretoria (Sud Africa), di occuparsi anche del Madagascar tramite un consolato onorario, che appunto essendo onorario, non può che espletare dei servizi minimi di passa carte con l'Ambasciata del Sud Africa, lasciando i connazionali italiani in grave difficoltà quando devono risolvere problemi di carattere consolare.
Già nei mesi precedenti l'AIM (Associazione Italiani in Madagascar) era intervenuta per denunciare il grave disagio.
La semplice iscrizione all'AIRE, spiegano dall'AIM, o la registrazione di una nascita o un matrimonio o il rinnovo di un passaporto o un visto per un coniuge che non ha ancora la nazionalità italiana, diventa una pratica molto difficoltosa perché bisogna inviare la documentazione a Pretoria in Sud Africa.; senza parlare dei problemi più gravi che sorgono in caso di decesso e rimpatrio delle salme. Se poi un turista perde i documenti è una vera tragedia.
"Di questi disagi è stato più volte informato il nostro Governo, sono state promosse interpellanze parlamentari, petizioni alla Farnesina al Ministero degli Esteri, ai vari Ministri per gli italiani nel mondo. Abbiamo chiesto più volte, non la riapertura dell'Ambasciata, ma semplicemente un piccolo consolato di carriera che possa rispondere su piazza alle necessità consolari degli italiani residenti, fra cui la possibilità di esercitare il diritto di voto. Questo consolato non avrebbe nemmeno il problema della sede in quanto l'Italia possiede ad Antananarivo, la capitale del Madagascar, uno stabile, ex sede dell'Ambasciata, che rimane lì chiusa e in rovina sin dall'anno 2000".
Le risposte sono state sempre diplomatiche, e di rinvio a tempi migliori, "poiché le famose necessità di bilancio non permettono di sostenere il costo di un consolato che si aggirerebbe a circa 200.000 euro annui. Si fa però notare, che come previsto dalla legge sul diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero (legge 459/01 art.20), non essendoci un consolato qualificato, chi volesse votare deve rientrare in Italia e avrà diritto al rimborso del 75% del biglietto aereo. I funzionari della Farnesina saranno dei bravi diplomatici, ma non sono altrettanto forti in matematica. Il costo del biglietto aereo dal Madagascar per l'Italia, che è una tratta tra le più care al mondo, infatti, in bassa stagione turistica costa circa 700 euro. Tralasciando la considerazione che le date delle elezioni non sono scelte sulla base dell'alta o bassa stagione. Per andare a votare il nostro governo deve rimborsare ad ogni cittadino italiano, come minimo, la somma di circa 525 euro, corrispondente al 75% del biglietto aereo. Ipotizzando che un 40% dei residenti decidesse di recarsi in Italia per votare, il Ministero dovrebbe sostenere una spesa pari a 420.000 euro. Nel 2006 ci sono state le Elezioni Politiche ed il Referendum, per cui lo Stato Italiano ha speso circa 840.000 euro. Conclusione, per una manifesta mancanza di fantasia, i ragionieri della Farnesina preferiscono spendere dai 400.000 agli 800.000 euro all'anno solo per il diritto di voto, piuttosto che spenderne 200.000 e dare un servizio completo ai connazionali. Pensiamo che ogni commento sia superfluo"
Source News ITALIA PRESS