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Stefano Palazzi Questo Romano

Inviato da superadmin il Dom, 05/12/2010 - 22:09

Stefano Palazzi Questo Romano
Conferenza stampa di presentazione del progetto “We Work It Works”

SABATO 11 DICEMBRE 2010 (ALLE ORE 11.00), presso la sala del Campidoglio di Roma, Stefano Palazzi presenterà alla stampa e al pubblico la sua storia, il suo progetto di sviluppo
sostenibile, i risultati ottenuti ?no ad oggi e gli obiettivi futuri.

We Work It Works

We Work It Works è un progetto di sviluppo sostenibile fondato sull’idea che le comunità debbano diventare autosu cienti nel lungo periodo.

We Work It Works nasce dall’idea e dalla volontà di Stefano Palazzi, romano, che dopo aver girato il mondo e osservato da vicino diversi modelli di sviluppo di scarso successo, approda nel 1987 all’isola di Nosy Komba in Madagascar, nel villaggio di Antintorona, dove trova una comunità a itta dalla povertà e da una grave emergenza sanitaria.

Di fronte alla disperazione degli abitanti e ai molti bambini portati via troppo presto dalle malattie, Stefano si rimbocca le maniche, con lo spirito pragmatico tipico dei romani veraci e con l’inossidabile determinazione che rivela il suo passato da atleta. Il suo obiettivo diventa dare vita ad un progetto globale, dove tutti gli elementi sono sviluppati in conseguenza logica, intorno alla ?gura principe del bambino. Stefano è convinto che la qualità dell’attenzione che una società dà ai propri bambini sia indice del suo livello di civiltà.

Il primo passo è combattere l’emergenza sanitaria. Grazie al contributo di medici di La Réunion e di medici malgasci, Stefano riesce a porre ?ne alle epidemie di paludismo, parassitosi, bronchite cronica, dissenteria. Parallelamente, conduce un’opera di boni?ca del terreno per evitare il ritorno di queste patologie.
Oggi gli abitanti di Antintorona e dei villaggi vicini vivono in un luogo salubre e godono di un pronto soccorso attrezzato.

Superata l’emergenza, Stefano si concentra sulla costruzione delle scuole. Queste sono un elemento fondamentale, perché per farle funzionare è necessario portare anche luce, acqua, e realizzare strade. Per riuscirci Stefano chiede aiuto agli ingegneri svizzeri dell’associazione
Adeve che realizzano una turbina idroelettrica da 4000 W utilizzando solo componenti e materiali reperibili sul posto, in modo che possano costruirla gli stessi artigiani locali. Sfrut-
tando l’acqua proveniente dalla montagna, la turbina fornisce energia gratis a tutto il villag-
gio e permette ai bambini di Antintorona di usare i 100 laptop del progetto One Laptop Per
Child. In seguito Stefano realizza strade lastricate e tubazioni per irrigare i campi e portare
l’acqua nei diversi quartieri, creando fontanelle comuni attorno alle quali sorgono piccole attività artigianali e commerciali, generando un profondo miglioramento nelle abitudini di vita quotidiane della comunità. Grazie alle scuole la luce, l’acqua e le strade arrivano in tutto
il villaggio.

Oggi il villaggio ha una scuola materna, una primaria, una secondaria e un collegio per i bambini che arrivano dagli altri villaggi. In queste scuole si stanno formando gli adulti che domani porteranno avanti il modello di sviluppo del villaggio.

Antintorona vive adesso in condizioni igieniche accettabili. Ha acqua, luce, strade, una scuola e un pronto soccorso. Ma queste sono solo le basi perché la comunità possa crescere, svilupparsi e soprattuto garantire un futuro alle generazioni di domani.

 

Le parole di Stefano :

“I progetti si fanno per fare le cose, non per pagare i progetti”

“L’impatto più dolce è quello che arriverà più lontano”

“Viviamo in un mondo che ha dichiarato guerra al Terzo Mondo, e la sta vincendo”

“Ogni progetto, tranne quello dell’educazione, deve avere un inizio e una ?ne”

“Morire di fame e vivere in mezzo ai vermi non può essere una cultura”

“Non avviamo mai un progetto senza avere l’esperto che se ne occuperà”

“Introduci il meccanismo, fai vedere che funziona”

“La cosa deve essere perfetta, sennò non funziona e non ci serve”

“Il capo del villaggio sono i bambini”

“Di dieci euro in dieci euro ci facciamo una turbina”